Cosa è il fallimento ma soprattutto come lo viviamo? In fotografia naturalistica il fallimento è sempre, ripeto, sempre dietro l’angolo. Non sempre va tutto come vogliamo e soprattutto siamo in ambiente naturale e non siamo noi a dettare le regole.
Quante volte sei uscito con la tua macchina fotografica e sei tornato senza lo scatto che volevi? Magari hai scattato altre 100 fotografie ma non quella che volevi.
Sto partendo dal presupposto che non si va a fare fotografia come quando si va al centro commerciale perchè non sai cosa fare ma si va via con uno scopo ben preciso e la volontà di ottenere un risultato di alto livello.
Se non si porta a casa il risultato voluto va considerato come un fallimento, ma questa non è una cosa negativa!
Siamo abituati a vedere il fallimento come una cosa negativa, in parte lo è perchè ci destabilizza e ci demotiva ma c’è sempre il rovescio della medaglia. Se prendiamo insegnamento da quel fallimento in cui ci siamo abbattuti possiamo fare sempre di meglio o cambiare idea.
Non sempre le nostre scelte sono giuste e non sempre sono attuabili, ti faccio un esempio pratico ed estremo: non posso pretendere di fotografare un leone a Monte Cucco in natura. Spero che con questo esempio capirai che la prima cosa che devi fare è darti degli obbiettivi raggiungibili sia per le tue capacità sia per la reale realizzazione degli stessi. Se ti dai obbiettivi inarrivabili il risultato è scontato e si chiama fallimento. Bisogna sempre stare attenti a quello che ci viene in mente perchè la difficoltà di realizzazione è il nostro primo nemico e non lo valutiamo mai a fondo per colpa dell’entusiasmo, questa è la vera differenza tra chi è professionista e chi fa fotografia per hobby, ma questa è un’altra storia.
Non possiamo pretendere di voler fotografare un paesaggio da una vetta a 3000 mt in pieno inverno se non abbiamo mai fatto escursionismo escursionismo di alto livello e/o non abbiamo l’abbigliamento adatto, il limite non sarà mai la fotografia. Non posso pretendere di fare fotografia in grotta se non ho mai fatto speleologia, chiaro?
Questo non si può definire fallimento ma semplicemente non fare bene i conti con noi stessi e lavorare con superficialità , peggio ancora, pensare che tutto si possa fare senza problemi.
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Bisogna imparare a tenere a bada gli entusiasmi ed i sentimenti, spesso ci portano fuori strada e spesso il fallimento è frutto di distrazioni e divagazioni.
Torniamo a noi, ho scritto che il fallimento non è una cosa negativa, perchè? Bisogna guardare il bicchiere mezzo pieno in questi casi, spesso o sempre in Italia il falliemnto viene visto come una sconfitta invece fa parte della crescita personale e fa parte dell’innovazione continua. Il fallimento non è perdere soldi, quella è una conseguenza, ma è il frutto di una serie di azioni che portano al non successo del nostro progetto. Il non successo, detto così fa ancora più male, diventa ancora più pesante a livello mentale allora cerchiamo di ragionare con le parole.
Il successo lo si raggiunge se tutto va secondo i piani, non credo nella fortuna ma nella programmazione, nell’organizzazione e le nostre conoscenze. Se la nostra programmazione, l’organizzazione e le nostre conoscenze sono scarse il fallimento è dietro l’angolo.
Non sempre però va tutto bene o come deve andare anche se abbiamo fatto tutto alla lettera perchè la vita ci riserva un qualcosa chiamato imprevisto che scombina tutti i piani e li non ci possiamo fare nulla, possiamo solamente adeguarci e salvare il salvabile.
Quello che rende il fallimento veramente affascinante è il fallimento stesso dato che è il nostro più grande maestro di fotografia e vita. Grazie al fallimento possiamo aprire gli occhi su cose dove saremmo stati completamente ciechi. Se non ci demoralizziamo ed analizziamo le situazioni potremmo scoprire un mondo infinito peròbisogna stare attenti a non approfittarsi del fallimento e tirarla troppo perle lunghe.
Quante volte non hai scattato per un motivo che non c’entra nulla con la fotografia? Lasciamo perdere quando hai la batteria scarica oppure hai lasciato a casa le schedine di memoria, questo è un errore che non va fatto. A volte per scattare una fotografia come vogliamo servono anni e questo “fallimento” che si protrae per anni, se ci si dedica al risultato in vece di abbandonare tutto, ci porta ad aumentare il nostro bagaglio di fotografo in maniera esponenziale. Alla fine il risultato è la parte minore del percorso che abbiamo fatto ed oggi giorno questo percorso viene sempre messo da parte perchè si vuole tutto e subito, non si suda più una fotografia ma la cosa peggiore è che non si fa più un’esperienza. Quando ho iniziato fotografia non c’era internet e non potevo sapere come era stata scattata una foto che vedevo su National Geographic che mi arrivava in forma cartacea a casa in abbonamento perchè non lo trovavo da nesusna parte; dovevo solamente darmi da fare, fallire, imparare e riprovare.
Il mio percorso di fotografo è stato ricco di fallimenti ma anche di insegnamenti che mi hanno portato a lavorare in giro per il mondo con la mia macchina fotografica, ne parlo nell’articolo precedente a questo.
Devo ringraziare i fallimenti ed il mio carattere cocciuto se ad oggi ancora posso stare tranquillo e pensare di lavorare con la fotografia quando tutti tremano per colpa dell’ AI. Grazie ai fallimenti accumulati negli anni ad oggi ho molte competenze che fino a 5 anni fa non sarebbero servite a nulla ma soprattutto ho la consapevolezza che ad oggi ho un mio stile fotografico ben definito e so benissimo cosa voglio dalla mia fotografia.
Il consiglio che ti do spassionatamente è quello di battere i denti sulle situazioni fotografiche e di evitare di chiedere troppo in giro per avere consigli così da poter velocizzare i tempi. Non serve a nulla se non al risultato finale, tanto vale andare allo zoo a scattare foto, ancora più facile. Molti fotografi odierni hanno saltato le tappe e mettono avanti a tutto la fotografia finale senza pensare a cosa si può imparare dalla natura. Il fallimento fa parte della nostra esistenza e va affrontato e gustato!